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In cosa consiste il lavoro di Ufficio Stampa?

da | J Lug 2019

Ciao, sono Francesca Ghezzani, giornalista e responsabile dell’Ufficio Stampa de “La Sinossi”. Oggi vi spiego in cosa consiste il mio lavoro.

L’ufficio stampa è un lavoro di squadra”. Questo è quello che rispondo di getto ogni qual volta uno scrittore mi contatti per aver informazioni su come poter essere promosso insieme alla propria opera. “Se non si lavora in tandem” – aggiungo puntualmente – “non si va da nessuna parte”.

Non è da tutti, sapete, essere in grado di fare un passo indietro, di mettere da parte il proprio ego e il proprio orgoglio per far emergere la personalità e il talento di qualcun altro rimanendo dietro le quinte.

Richiede generosità, altruismo, spirito di collaborazione e, al contempo, necessita di carattere, diplomazia e savoir-faire, perché il mondo editoriale e mediatico da far interfacciare per il bene dell’autore sono entrambi spietati e tu sei esattamente la pedina che si colloca nel mezzo, il trait d’union.

Nel ricoprire questo ruolo gioca sicuramente a mio favore essere non solo attiva come addetto stampa, ma anche come giornalista, condizione che mi permette di conoscere le dinamiche di chi “sta al di là della barricata”, di sapere quali sono i ritmi e le gerarchie di una redazione e agevolare il lavoro dei colleghi giornalisti affinché sia più facile ottenere il loro interessamento.

Nel mio lavoro si è abituati a lunghe e pazienti attese, a frequenti solleciti per ottenere un feedback, a dover essere “smart” per trovare il piano b quando le risposte non arrivano perché, almeno per me, le non-risposte sono comunque delle risposte. Dall’altra parte, però, ci sono immense soddisfazioni, rapporti autentici che diventano di amicizia e che vanno oltre al lato meramente professionale.

Ah, mi stavo dimenticando di dirvi che la fiducia reciproca è tutto, la conditio sine qua non per intraprendere con un autore il percorso di ufficio stampa.

Lui deve credere in me, deve sapere con certezza che non accampo scuse per una eventuale mancata intervista, che non faccio mai false promesse e che mi adopro in tutti i modi per dare visibilità alla sua opera; dall’altra parte io devo per prima cosa valutare il manoscritto stesso e le sue pagine devono convincermi fino in fondo, devo capire la psicologia, le attitudini e gli impegni collaterali di chi si rivolge a me, devo costruirgli su misura un piano di comunicazione promozionale che potrei definire “sartoriale”, il tutto in sinergia e di comune accordo.

Solo con queste basi si può iniziare a programmare interviste, ospitate in radio e tv, recensioni, eventi di presentazione, rassegne letterarie e a rimodularci ogni volta se ne presenti la necessità, sempre di concerto. 

Ora, in conclusione, userò due parole molto di moda ultimamente, da alcuni tanto amate e da altri tanto mal sopportate. Per poter essere un valido ufficio stampa occorrono empatia e resilienza, due concetti fondamentali per instaurare un rapporto vero con chi si è accettato di promuovere mettendoci la propria faccia e per far sì che un eventuale fallimento non sia mai davvero tale se ci permette di imparare e ci dà la chiave per studiare la strategia più adatta ad ogni singolo autore perché, va ricordato, ogni scrittore condivide con gli altri la necessità di farsi conoscere, ma di fatto è unico così come la sua opera.

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